Capitale Umano e Tecnologie Come Fattori Abilitanti per l’Innovazione

 
Seeding the Future  – scopri il pensiero di Ezio Fregnan, Vito Chinellato e Stefano Trabucchi nella Tavola Rotonda condotta da Olimpia Mignosi, giornalista TG2

Capitale Umano e Tecnologie Come Fattori Abilitanti per l’Innovazione – Fregnan

Ezio Fregnan – Comau Academy & Education Business Director

L’Apprendimento delle Skill del Futuro nel Solco dell’innovazione Digitale

Da dove nasce l’idea di Comau Academy?

Comau è un’azienda leader nel campo dell’automazione della robotica, si stima che una macchina su quattro che circola nel mondo, sia prodotta coni nostri impianti e soprattutto quasi il 50% di quelle elettriche.

Meno di un anno fa Elon Musk ringraziò la Comau per aver contribuito a salvare la Tesla perché aveva già venduto le macchine e non aveva la minima idea di come costruirle. In questa situazione è intervenuta l’Italia, le aziende eccellenti che ci sono a Brescia e nel resto dell’Italia.

La Comau Academy nasce da questa eccellenza, ma nasce anche dal desiderio di attingere all’immenso potenziale di innovazione presente nelle nuove generazioni.

C’è un immenso potenziale di innovazione e già 20.000 persone (bambini delle elementari, delle medie, delle superiori, dell’università, manager, Executive) hanno avuto l’occasione unica di entrare in contatto con noi.

Perché siete oggi a Provaglio?

Siamo qui oggi perché, come direbbe Jovanotti “siamo dei ragazzi e delle ragazze fortunate”.

Stiamo vivendo la quarta rivoluzione industriale: Le nuove tecnologie dell’additive manufacturing, della robotica e dell’intelligenza artificiale, stanno rivoluzionando il modo col quale le aziende disegnano, producono, costituiscono beni servizi.

C’è però un problema, la tecnologia è velocissima, nel tempo ha un andamento esponenziale, e il modo con il quale noi aziende, istituzioni, esseri umani, cambiamo invece ha un andamento logaritmico. Cambiamo più lentamente, c’è un gap.

Allora l’academy ha l’idea di dire in questo mondo che cambia: “proviamo a dare un contributo anche a Brescia”. Abbiamo pubblicato con l’Università Cattolica una ricerca scientifica che racconta quello che noi stiamo vivendo: stabilità in passato e trasformazione veloce.

In passato avevamo tutti i processi blindati, e quando finivi di scriverli erano già vecchi. Oggi ci sono le capabilities per lavorare nel futuro ma in un contesto che cambia, impara come avere a che fare con gli esseri umani e con i loro bisogni. Pensiamo al tema del design thinking, della user Experience, della Technology, l’agilità, l’engagement per poter attingere a un potenziale di collaborazione, ma anche di interdisciplinarietà.

La robotica può imparare dall’ Armonia della musica e viceversa.

Quali sono le principali direttrici di attività dell’academy?

Beh innanzitutto da soli noi non andiamo da nessuna parte.Noi siamo un tassello di un ecosistema, dove ci sono le associazioni industriali, le aziende, la municipalità, le agenzie per il lavoro, le istituzioni, le fondazioni, quindi Comau vuole muoversi in questa logica di ecosistema.

Le direttrici sono quattro e stanno bene giustapposte. Come 4 cassetti che stanno nello stesso comò. Perché quando prendo da un cassetto mi serve qualcosa anche nell’altro.

Il primo cassetto è quello della divulgazione scientifica, fare innamorare i giovani delle STEM( Science Technology Engineering and Mathematics).

Attiriamo i giovani e poi Il sogno deve diventare mestiere, ed è il secondo cassetto: Manutentore 4.0, programmatore 4.0, AQM ha da sempre le scuole di mestiere, nulla di nuovo sotto il sole, ma ora sono vicino ai bambini delle elementari, delle medie, delle superiori che si possono innamorare.

Poi le aziende, Model Factory il terzo cassetto, per far scoccare quella scintilla di innovazione e infine la cultura universitaria.

Il presidente Trichilo in apertura ha parlato di questo ruolo centrale di essere i diffusori di una nuova cultura.

Hai parlato di STEM e giovani …

Tutto nasce in un garage, perché voi sapete, le cose più belle oggi capitano nei garage.

Stavamo costruendo un robot e ci siamo chiesti “ma questo robot non è un oggetto straordinario per far innamorare e attirare i giovani?”

Nella nostra generazione c’era il traguardo dei 14 anni con il Ciao, quello di 16 anni con il 125, c’era la moda dei paninari e dei metallari e poi c’era la patente.

I giovani d’oggi hanno altri interessi, con questo Robot siamo riusciti ad attirarli, e già questo è un primo passo, per portarli verso la robotica, verso la matematica, verso le culture scientifiche o alla cultura del lavoro, fatta di puntualità, di raggiungere risultati con concretezza, di confronto, di fatti e non opinioni. È nato quindi questo e.DO Learning center.

Questo robot si chiama e.DO, ed è l’ambasciatore della nuova tecnologia, la robotica sta vivendo quello che accadde al personal computer negli anni 80.

Lui attira i ragazzi e questo è positivo, ma non è abbastanza, perché il rischio della manipolazione, di portare questi ragazzi in posti sbagliati c’è. Allora l’idea che abbiamo avuto è di costruire questi Learning center, e ne vorremmo fare uno anche a Brescia, dove i ragazzi e le ragazze, ma anche gli adulti, possano far un’esperienza di lavoro nel futuro, un’esperienza di 4 ore che vorremmo aprire a tutte le scuole del territorio.

Che cosa succederà in queste quattro ore?

I ragazzi prenderanno posto nelle isole di lavoro, monteranno robot con le loro mani, perché tutti dobbiamo ritrovare la dimensione delle manualità, poi si gioca imparando, per imparare la matematica, la geometria analitica.

Il nostro sogno è quello di far gemmare questo progetto, il bello di AQM è questo impegno di dar seguito al progetto.

Cosa state facendo per il mondo professionalizzante?

L’idea con AQM è di continuare su altri mestieri: programmatore 4.0, il manutentore 4.0.

Poi l’idea è quella di costruire una piccola Model Factory che faccia da scintilla per l’innovazione per tutte quelle aziende che vorranno co-costruirla ma anche mandare le proprie persone.

Invece sul tema dell’apprendimento: oltre la tecnologia, proponiamo situazioni naturali di apprendimento, quelle che avevamo quando eravamo piccoli. L’e.DO experience è per il 25%  Content Driven Learning, (abbiamo imparato perché qualcuno ce l’ha raccontato), ma il 50% è Action Driven Learning (imparare facendo), ma non dimentichiamo la relazione, interagendo ma anche identificandosi.

Abbiamo effettuato una ricerca scientifica dove abbiamo chiesto a più di 6000 ragazzi che hanno partecipato a queste attività. quale fosse il risultato della loro esperienza e la risposta è stata “non solo creazione di skill, ma siamo stati ispirati, abbiamo vissuto un esperienza di orientamento e di nuova cittadinanza e poi un valore per il territorio”.

Noi qui in AQM abbiamo tante idee, Confindustria ci supporta, e vi aspettiamo per dare le gambe a questa progettualità.

Capitale Umano e Tecnologie Come Fattori Abilitanti per l’Innovazione – Chinellato

Vito Chinellato – Principal di VC Consulting, già Country Manager EOS

Metal Additive Manufacturing per una Produzione Flessibile ed Ecosostenibile

Vito Chinellato una lunghissima esperienza come Country manager in una delle aziende principali produttive di sistemi di stampa 3D. Ora ti occupi di consulenza strategica per l’implementazione di soluzioni di manifattura additiva. Quali sono i valori e la missione delle tecnologie di manifattura additiva?

Direi che sono i termini che avevo già sentito in questa discussione, quindi sostenibilità e resilienza, economia circolare e aggiungerei un altro termine a tutti questi valori che è il benessere della persona. Sostenibilità sostanzialmente vuol dire produrre meglio, usando meno risorse naturali.

Faccio un esempio che potrà stupire in particolare qua in zona Brescia parecchie persone, ma direi che in una stanza come questa utilizzando macchinari di nuova generazione, con una decina di persone, senza utilizzo di acqua, senza praticamente scarto, alimentata da pannelli solari, si potrebbero produrre 40-50 tonnellate di grezzo d’acciaio all’anno in questa stanza, come una piccola fonderia.

Questo direi che dà un’idea dell’impatto che questo tipo di tecnologia potranno e avranno sulle modalità di produzione in futuro.

Quindi se volessi descrivere un po’ il rapporto che c’è tra sostenibilità e additive manufacturing cosa potresti raccontarci, sempre a livello di altri esempi?

Prendiamo un oggetto abbastanza convenzionale come un occhiale, tenendo presente che un recente studio eseguito da Fraunhofer ha dimostrato che l’impatto ambientale in senso complessivo, quindi di utilizzo delle risorse, non solo di impronta di CO2, nel produrre un occhiale con tecnologia additiva è circa un terzo delle Technologies che oggi sono convenzionalmente utilizzate per la medesima produzione a parità di costo. Parliamo di una ventina di euro per oggetto montato.

Alcune aziende italiane hanno già implementato modelli di costruzione che prevedono anche il benessere della persona, quindi un occhiale customizzato. Sostanzialmente si fa un Reverse Engineering della faccia della persona e su quella faccia, su quel naso, sulla distanza tra gli occhi, si crea la montatura ad hoc customizzata.

L’occhiale verrà poi prodotto localmente, molto vicino all’utilizzatore del componente, con consegna entro 48 ore nel negozio dove è stato ordinato.

Un altro esempio, una piccola startup italiana che si chiama Fenice, che ha un obiettivo molto ambizioso in termini di sostenibilità, ovvero di provvedere, di immaginare delle piccole fabbriche dove si riesca a produrre una parte di ricambio in un ambiente molto ostile, diciamo un Oil Field localizzato in situazioni geografiche molto difficili da raggiungere dove è molto difficile approvvigionare.

L’idea è quella di prendere un oggetto che è consumato, un pezzo che deve essere cambiato, questo pezzo viene frantumato, polverizzato, la polvere viene utilizzata in un sistema di manifattura additiva, viene costruito un nuovo oggetto che va a sostituire quella che precedentemente era stata distrutta.

È un’idea, è un’implementazione di una startup italiana che di fatto però ho avuto finanziamenti, soprattutto da parte di aziende estere, questo dà un’idea di quale tipo di impatto potrebbero avere queste tecnologie per gli oggetti per il futuro.

Ma qual è la nuova frontiera della manifattura additiva?

Direi la nuova frontiera è soprattutto nel benessere della persona, immaginare oggetti che soddisfino esattamente una specifica esigenza di quella persona. Ad esempio quasi tutti i grandi produttori di scarpe sportive stanno iniziando produzioni di scarpe di tomaie dove la tomaia è differenziata dal punto di vista di elasticità e va a centrare esattamente la cinematica, cioè la maniera di camminare di quella persona, non è più un oggetto che sembra improponibile da un punto di vista industriale, aziende come Nike o Adidas o similari stanno già implementando questo tipo di produzione.

Benessere della persona da un altro punto di vista, l’Italia ad esempio è il più grande produttore mondiale di protesi impiantabili, costruite con tecnologia additive, intendo impianti d’anca, di ginocchio, replacement di spalle, ecc.

L’idea di base, è di avere tecniche di tipo operatorio e impianti che vanno esattamente a soddisfare quella persona specifica, con evidenti benefici sia in termini operatori, di tempi, di esecuzione dell’operazione, di rischio da parte del chirurgo di sbagliare, che ovviamente viene minimizzato, e sostanzialmente anche di benessere della persona anche in tempi di recupero con queste nuove tecnologie operatorie che sono micro invasive.

Capitale Umano e Tecnologie Come Fattori Abilitanti per l’Innovazione – Trabucchi

 Stefano Trabucchi – Maestro liutaio, Presidente Confartigianato liutai Cremona

La Tomografia Industriale Computerizzata nello Studio dei Violini Antichi

La tomografia industriale può aiutare il mondo dell’arte in particolare il mondo che gira intorno ai violini. Con la tomografia è come mettere sotto la lente di ingrandimento il violino. Quali sono le caratteristiche che possono emergere che ci consente di avere?

È una tecnologia rivoluzionaria nel nostro campo perché ci permette la visione interna dello strumento, permette lo studio degli spessori e dei metodi costruttivi di strumenti, in special modo strumenti storici di grande valore che non potrebbero essere altrimenti studiati se non fisicamente aperti e quindi con possibili danneggiamenti.

In questa maniera si ha una completa visione della costruzione e dei restauri effettuati, dei problemi che possono subentrare in un violino, della fase pre restauro, la presenza per esempio di insetti xilofagi: i tarli che purtroppo molte volte ci sono. Con una ricostruzione di questo genere si va a visionare completamente lo strumento, è una tecnica rivoluzionaria nel nostro campo.

La tomografia scende in campo anche per chi costruisce gli strumenti musicali?

Assolutamente, è una fonte di informazione incredibile, perché senza toccare lo strumento si possono capire i metodi costruttivi utilizzati dai grandi maestri del 600, 700 e 800 di Cremona, di Brescia e i grandi Maestri italiani.

Questo può essere utile per i maestri liutai di oggi anche per la ricostruzione di forme e modelli e per il rilievo di misure, perché si ottengono misure precisissime al Micron, non riproducibili con delle normali foto. Tutti questi fattori insieme fanno sì che i maestri liutai di oggi possano usufruire dei risultati delle tomografie degli strumenti storici.

Diciamo che c’è un ventaglio di possibilità immense tecnologiche che la tomografia può offrire, ma come viene vissuta dai tuoi colleghi?

Il motto di AQM è Seeding the Future, coltiviamo il futuro, molte volte i liutai invece coltivano il passato perché i maestri di riferimento sono i maestri del 700, ma questo non vuol dire che non siamo legati al futuro.

Quindi queste tomografie che inizieremo a fare con AQM potranno essere sicuramente utili ai miei colleghi e al nostro gruppo di Confartigianato, per tutti quelli che ne vorranno ricevere beneficio.

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